“I magnifici camini a forma di tromba, simili a torrette medioevali messe lì a fare da fondale a ogni Madonna e a ogni Crocifissione, se ne stanno in ozio e a poco a poco si sgretolano fino a scomparire dal paesaggio”. (Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili).
Se camminando in città, alzate gli occhi al cielo, un gran numero di comignoli dalle fogge più diverse cattura l’attenzione. Opere di un’affascinante architettura minore, sono elementi strutturali, con una loro precisa funzionalità, imprescindibili dal paesaggio cittadino. Se ne contano circa 7000, testimoni della graduale stratificazione storico-architettonica di Venezia.
E allora ne vedrete dei più diversi: a campana rovesciata, su Palazzo Dario; a forchetta doppia o tripla, in Fondamenta della Misericordia; a tronco di cono, visibile dal Ponte dei Pugni a San Barnaba; a canna cilindrica o quadrata, con una lastra di pietra d’Istria a copertura, in campo Sant’Agostino; a piramide tronca o schiacciata, dal Ponte Pasqualigo a Santa Maria Formosa; con la testa a dado, sul rio di San Stae; in marmo lavorato fino alla cuspide, come quello della Zecca, in piazza San Marco, opera di Jacopo Sansovino; a campanile, in campo San Fantin; ad obelisco, sopra Palazzo Papadopoli.
Nei dipinti di grandi pittori come Carpaccio, Bellini, Canaletto ritroviamo la Venezia rinascimentale con i suoi singolari manufatti, che ci danno una visione realistica dei camini veneziani dell’epoca e che tuttora fanno parte del suo fascino architettonico.
Fonte “DeTourism”