FESTA DI SAN MARCO 25 APRILE 2019

Il 25 aprile a Venezia si celebra la Festa di San Marco, santo patrono della città. È una festa particolarmente sentita dai veneziani: in questa giornata, infatti, è ancora viva l’usanza secolare di donare un bocciolo di rosa – bòcolo in veneziano – alla propria amata, tant’è che la ricorrenza è anche detta Festa del Bòcolo.

Le reliquie di San Marco
San Marco è il patrono di Venezia da quando le sue reliquie sono arrivate in laguna nell’828, dopo essere state avventurosamente traslate da Alessandria d’Egitto. In un primo tempo le reliquie vengono collocate presso un angolo del Palazzo Ducale, in attesa della realizzazione della nuova basilica che le avrebbe ospitate. Nel 1063, il Doge Domenico Contarini commissiona la costruzione dell’attuale Basilica di San Marco per conservare le spoglie dell’Evangelista, che vengono poste all’interno della cripta e qui rimangono fino al 1811, anno in cui sono definitivamente traslate sotto l’altare maggiore. La cripta, da allora, è utilizzata solamente come luogo di sepoltura dei Patriarchi di Venezia.

Il Campanile di San Marco
Ma il giorno di San Marco è una data importante anche per la storia del Campanile, il paron de casa, come lo chiamano i veneziani. La fondazione del Campanile di San Marco, alto 98 metri, ha inizio nel XII secolo; dopo quasi mille anni, il 14 luglio 1902, il campanile crolla rovinosamente. La ricostruzione viene avviata il 25 aprile 1903, con la posa della prima pietra, e viene restituito alla piazza il giorno di San Marco del 1912.

Andar per rose
Se siete a Venezia in questi giorni, non mancate di visitare uno dei cinquecento giardini della città. In primavera, la rosa, sovrana indiscussa dei giardini veneziani, offre ai passanti romantiche fioriture e pittoreschi scorci. Per scoprire dove trovarle date un’occhiata a questo articolo della scrittrice Mariagrazia Dammicco o affidatevi a una delle tante guide o accompagnatori abilitati che vi potranno svelare leggende e segreti di questa millenaria città.

Fonte: “DeTourism”